Il calcestruzzo è oggi il materiale da costruzione più utilizzato al mondo: ma il suo ciclo di vita è sostenibile? Cosa prevedono i CAM Edilizia?
L’impatto ambientale del calcestruzzo
Il calcestruzzo è un materiale molto diffuso perchè è facile da produrre e perchè garantisce buone prestazioni meccaniche. Inoltre le materie prime che lo compongono sono molto diffuse e facilmente reperibili. Ma il suo ciclo di vita non è a basso impatto ambientale: prima di tutto perchè la produzione del calcestruzzo necessita di una notevole quantità di energia, ma anche a causa dell’utilizzo di inerti di cava. Secondo uno studio del Politecnico di Torino, nelle strutture realizzate con calcestruzzo il 90% dell’energia necessaria per la loro costruzione è speso nella fase di produzione delle materie prime (soprattutto del clinker), mentre solo il restante 10% è relativo al confezionamento del calcestruzzo, al trasporto e all’utilizzo in sito. Considerato l’abbondante impiego di manufatti in calcestruzzo, non stupisce che una componente considerevole dei rifiuti prodotti annualmente a livello europeo sia legata alla loro demolizione (circa il 33%).
Cosa prevedono i CAM Edilizia
Partendo da queste considerazioni i CAM Edilizia (DM 11 ottobre 2017) hanno l’obiettivo di incoraggiare una maggiore domanda di calcestruzzo riciclato da parte dei “consumatori pubblici”. I CAM nello specifico stabiliscono che gli elementi prefabbricati in calcestruzzo – utilizzati per la nuova costruzione, ristrutturazione e manutenzione di edifici pubblici – debbano avere un contenuto totale di almeno il 5% in peso di materie riciclate e/o recuperate, e/o di sottoprodotti.
L’utilizzo di soluzioni coerenti a quanto richiesto dai CAM in edilizia per il calcestruzzo trova la sua applicazione in diversi interventi realizzati in Europa e anche in Italia. Ad esempio a poca distanza dalla stazione centrale di Berlino, si trova il Campus nord della Berlino Humboldt University, fondata nel 1809. All’interno di questa area si trova un edificio (sede di un centro di ricerca e di laboratori) costruito quasi interamente utilizzando calcestruzzo preconfezionato prodotto con aggregati di calcestruzzo riciclato.
Gli aggregati riciclati sono stati ottenuti frantumando vecchi calcestruzzi in frantoi e mulini nella granulometria richiesta per la produzione di calcestruzzo preconfezionato. Un intervento analogo è stato realizzato anche a Copenaghen, con il riutilizzo in loco del calcestruzzo derivante da un’attenta fase di decostruzione di un vecchio edificio industriale, per la costruzione di nuove abitazioni.
In Italia interventi che prevedono il recupero in situ del calcestruzzo sono ad esempio a Torino in due impianti sportivi: lo Juventus Stadium e il Palaghiaccio. La realizzazione dello stadio, inaugurato nel 2011, ha visto il recupero dei materiali dismessi del vecchio stadio “Delle Alpi” che sono stati poi reimpiegati nel nuovo cantiere: 40 mila metri cubi di calcestruzzo frantumati e utilizzati come sottofondo del rilevato strutturale del nuovo impianto. Il Palaghiaccio di Torino, costruito nell’ambito per le Olimpiadi di Torino 2006, rappresenta un interessante esempio di applicazione di materiali riciclati. In particolare l’aggregato riciclato è stato utilizzato per la realizzazione di tutto il sottofondo, sia interno che esterno della struttura. L’opera ha visto l’impiego di 20 mila metri cubi di aggregati riciclati.
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