Calcolare e comunicare la Carbon Footprint di Prodotto (CFP)

Calcolare e comunicare la Carbon Footprint di Prodotto (CFP)
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Ottenere la Carbon Footprint di Prodotto (CFP) è oggi strategico per il settore del cleaning: quali le possibilità di comunicare questa scelta virtuosa ai propri stakeholder?

Cos’è la Carbon Footprint di Prodotto (CFP)?

La Carbon Footprint di Prodotto (CFP) o impronta di carbonio è uno schema che permette di comunicare in forma chiara e scientifica la quantificazione di tutte le emissioni di gas ad effetto serra (GHG) lungo tutto il ciclo di vita del prodotto. Ovvero dall’estrazione delle materie prime allo smaltimento finale del prodotto, approccio riconosciuto come “dalla culla alla tomba” (from cradle to grave) (Wikipedia).

Perché è importante calcolare la Carbon Footprint di Prodotto (CFP) o impronta di carbonio?

Calcolare la Carbon Footprint di Prodotto (CFP) o impronta di carbonio è sempre più importante per rispondere alle attuali e crescenti richieste degli stakeholder (clienti pubblici e privati, consumatori, ecc.) di conoscere l’impatto di un prodotto/servizio per fare scelte più consapevoli dal punto di vista ambientale. Nelle gare d’appalto alle quali partecipano gli operatori del cleaning professionale, la Carbon Footprint di Prodotto è riconosciuta dall’art. 95 del Codice dei Contratti come criterio premiante delle offerte.

Come calcolare la Carbon Footprint di Prodotto (CFP)

Il calcolo della CFP viene effettuato attraverso lo standard UNI EN ISO 14067:2018. La norma specifica principi, requisiti e linee guida per la quantificazione e la rendicontazione dell’impronta climatica dei prodotti. L’adozione di Regole di Categoria di Prodotto (Product Category Rules o PCR) pertinenti per il prodotto o servizio oggetto di certificazione permette di basare lo studio su linee guida e criteri comuni e più specifici, garantendo un approccio mirato, scientifico ed oggettivo all’analisi del ciclo di vita. Inoltre, con l’importante introduzione dell’Annex C, si aggiunge la possibilità di adottare anche un approccio sistematico, ovvero la replicabilità dello studio in modo semplificato per una serie di prodotti/servizi dalle caratteristiche simili.

Ad esempio Punto 3 ha recentemente applicato per l’analisi dei detergenti di Sutter Industries sia l’approccio sistematico, sia le PCR 2011:10 versione 3.12 per “Detergents and washing preparations” (UN CPC 35322). Tali PCR sono sviluppate dall’International EPD® System: un programma per le dichiarazioni ambientali volontarie secondo la norma ISO 14025:2006.

Comunicare la Carbon Footprint di Prodotto (CFP)

Una corretta comunicazione della Carbon Footprint di Prodotto (CFP) agli stakeholder è fondamentale per valorizzare la scelta effettuata. Ci sono due modi per farlo:

  1. tramite il certificato rilasciato dall’Organismo di Certificazione;
  2. tramite i marchi dei programme operators.

Nel già citato caso di Sutter, pubblicato anche su GSA News Magazine di novembre, si è ricorsi alla seconda opzione: il marchio del programme operator Carbon Footprint Italy e l’inserimento nel loro registro online, di cui qui si può vedere un esempio.

Lo standard internazionale ISO 14067 può essere applicato a tutti i livelli: impresa di servizi-produttore-distributore, con l’obiettivo non solo naturalmente di migliorare i processi in ottica di impronta climatica, ma anche di valorizzare l’offerta in ottica CAM. Punto 3 ha realizzato anche:

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