Il 14 marzo 2019 il Parlamento europeo ha approvato l’obiettivo dell’UE di azzerare le emissioni nette di gas a effetto serra. L’ambizione dell’UE di diventare il primo blocco economico climaticamente neutro del mondo entro il 2050 è l’elemento centrale del Green Deal europeo presentato l’11 dicembre 2019 dalla Commissione von der Leyen.
Uno sforzo che coinvolge tutti i settori produttivi, all’insegna di una graduale ma significativa svolta verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Diventa quindi fondamentale oggi per un’impresa, per essere competitiva sul mercato, investire in ricerca e sviluppo sul prodotto. Un miglioramento che deve considerare, tra i diversi fattori, la qualità ambientale e quindi la riduzione dell’impronta di carbonio.
È in questo contesto che si inserisce l’impronta di carbonio uno strumento scientifico, trasparente e fortemente comunicativo. L’impronta di carbonio (o carbon footprint) è uno strumento finalizzato a valorizzare gli sforzi dell’impresa sul proprio prodotto o servizio ad alto contenuto ambientale.
Nell’ambito delle attività di analisi ambientali, Punto 3 supporta le imprese nell’ottenimento della certificazione CFP su un prodotto o servizio.
COS’È LA CARBON FOOTPRINT DI PRODOTTO
La Carbon Footprint di Prodotto (CFP o Dichiarazione Climatica) è la quantificazione dei gas ad effetto serra (CO2, CH4, N2O, SF6, HFC, PFC ecc.). E’ espressa in termini di CO2-eq e legati all’intero ciclo di vita di un prodotto.
La metodologia di studio è definita dalla ISO 14067:2018, che stabilisce un approccio di tipo Life Cycle Assessment. Infatti, l’impatto sul cambiamento climatico viene misurato in riferimento all’intero ciclo di vita, “from cradle to grave”, ovvero dalla culla alla tomba.
Quindi, la contabilizzazione delle emissioni considera tanto quelle collegate all’estrazione e trasformazione della materia prima, quanto quelle legate alla produzione, al trasporto, all’utilizzo e lo smaltimento finale del prodotto.
L’APPROCCIO SISTEMATICO
L’annesso C della norma ISO 14067:2018 presenta una grande novità nell’ambito dell’impronta di carbonio. Infatti, l’approccio sistemico, definito anche “CFP Systematic Approach” (CFP SA) permette di sviluppare un vero e proprio sistema di gestione in chiave Carbon Footprint.
Questa procedura, non solo consente di velocizzare e generare economie per la quantificazione dell’impronta di carbonio su più prodotti analoghi appartenenti all’organizzazione, ma fornisce uno strumento gestionale di miglioramento continuo.
I BENEFICI DELLA DICHIARAZIONE CLIMATICA
La CFP o Dichiarazione Climatica, condotta secondo lo standard ISO 14067:2018, è certificabile da ente terzo accreditato. Inoltre, il vantaggio dell’implementazione della CFP Systematic Approach è l’emissione di singole CFP senza una verifica preventiva da parte dell’ente di certificazione. Tale verifica verrà svolta a campione durante le attività di sorveglianza periodiche (annuale).
In definitiva, la CFP può diventare per l’impresa un importante strumento strategico:
- Nelle scelte di marketing, legate alla comunicazione sull’impatto climatico del prodotto, utilizzando un indicatore (la CO2 emessa) dal forte potere comunicativo;
- Nella gestione aziendale in chiave ambientale, sviluppando un sistema che permette il monitoraggio e il continuo miglioramento attraverso indicazioni in ottica di ridotto impatto;
- Nella comunicazione aziendale, sulle politiche ambientali adottate e sull’impegno verso una produzione sempre più sostenibile.
QUALI DIFFERENZE E ANALOGIE CON UNA EPD
La CFP, ponendo l’attenzione sulle emissioni di CO2-eq, si presta facilmente a diventare parte di uno studio in chiave ambientale più ampio. Un esempio può essere l’EPD – Dichiarazione Ambientale di Prodotto, anch’essa basata su una metodologia LCA ma focalizzata su diversi indicatori ambientali.
Pertanto, la CFP rispetto ad una EPD può ricoprire una duplice veste: comunicazione e gestione.
L’etichettatura ecologica può avvenire in modalità individuale, o aggregata ad altri indicatori ambientali, confluendo in un’EPD. In aggiunta, rispetto a quest’ultima, vi è anche un’opportunità di analisi del processo e di miglioramento continuo delle prestazioni ambientali in ottica gestionale, come precedentemente anticipato.
ANALISI COMPARATIVA GPP IN CHIAVE CFP
Gli scenari di analisi strategici correlati ad uno studio CFP sono svariati, anche in chiave di servizi coerenti ai requisiti GPP.
Ormai da anni, infatti, Punto 3 realizza sperimentazioni condotte sul campo che confrontano dal punto di vista ambientale, economico e gestionale un prodotto/servizio tradizionale con la soluzione di un’impresa ad alte prestazioni ambientali, coerente ai principi del Green Public Procurement.
Alla luce della recente emergenza Covid-19 è auspicabile e naturale poter correlare in uno studio sperimentale i cambiamenti climatici e i protocolli coerenti alla prevenzione del rischio biologico, ad esempio nei servizi di pulizia.
In quest’ottica un’impresa di pulizia può condurre uno studio comparativo tra uno protocollo di pulizia in chiave “green” e un protocollo in chiave “green e Covid-free”. Se supportato anche da analisi di un laboratorio accreditato, lo studio ha la finalità di valorizzare non solo i benefici ambientali ma, anche e soprattutto, assicurare l’efficacia in termini sanitari del protocollo innovativo testato.
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