Il 24 ottobre scorso la Commissione europea ha pubblicato i nuovi criteri di Green Public Procurement per il servizio di pulizia e i prodotti per l’igiene.
I nuovi criteri insistono sui seguenti asset di riduzione dell’impatto ambientale del servizio di pulizia:
- Uso di prodotti chimici rientranti nell’ambito di applicazione della decisione Ecolabel UE;
- Uso di accessori tessili (panni e mop) in microflora con marchi ecologici di tipo 1;
- Formazione del personale operativo sulla efficienza e prestazioni ecologiche del servizio;
- Vendor rating in base a criteri non solo ambientale ma anche etici.
Le buone pratiche nel settore del cleaning professionale
Alcune stazioni appaltanti europee sono a tutti gli effetti buone pratiche di sostenibilità in un settore – come quello del cleaning professionale – responsabile di un alto livello di spesa, e responsabile di un’elevata percentuale degli impatti ambientali e sociali legati agli appalti pubblici.
Tra i casi di eccellenza rientra la città belga di Gand (che premia la ridotta carbon footprint del servizio di pulizia), il Consorzio dell’Università della Catalogna (che prevede verifica con audit mensili la verifica della qualità e della sostenibilità del servizio) il Ministero dell’Ambiente della Romania (che ha introdotto criteri ambientali nell’appalto relativo la servizio di pulizia dopo un ampio percorso di concertazione con il mercato di riferimento) e Trenitalia (che da anni seleziona le imprese – nelle gare d’appalto per i rotabili e le stazioni – in base ai prodotti a marchio ecologico di tipo 1 offerti, all’efficienza energetica delle macchine e alle misure operative finalizzate alla riduzione dell’impatto ambientale).
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