Nell’ambito del Piano d’Azione Nazionale sul Green Public Procurement (PAN GPP), è in via conclusiva l’aggiornamento dei CAM per i servizi di ristorazione collettiva e per la fornitura di derrate alimentari, volto a sostituire quello attualmente vigente adottato con il Decreto Ministeriale del 25 luglio 2011. Punto 3 ha fatto parte del gruppo di lavoro che si è occupato dell’aggiornamento.Tra le novità, più attenzione al biologico e al “km 0”. Riportiamo l’aggiornamento del Ministero dell’Ambiente.
I nuovi Criteri Ambientali Minimi (CAM) per l’acquisto, da parte degli Enti Pubblici, di prodotti e servizi nei settori della ristorazione collettiva e fornitura di derrate alimentari, manterranno l’obiettivo ambientale di promuovere metodi di produzione agricola e zootecnica con minor impiego di sostanze chimiche pericolose sotto il profilo sanitario ed ambientale ed affronterà in maniera più compiuta soprattutto gli obiettivi di ridurre gli sprechi alimentari e di rendere possibili verifiche di conformità efficaci.
Per cogliere le specificità del servizio laddove reso in contesti non omogenei (scuole/uffici, università, caserme/ospedali, altre strutture socio assistenziali, sanitarie e detentive) e per differenziare le quote di biologico in base ad una valutazione tra costi e benefici, i nuovi CAM ristorazione collettiva saranno divisi in tre sezioni distinte.
Maggiori quote di prodotti biologici saranno destinate agli assistiti e agli scolari della fascia di età da 0 a 19 anni e ai degenti della pediatria, in quanto categorie di utenti che, in base ad alcuni studi scientifici, hanno i maggiori benefici nell’assumere cibo biologico.
Nelle mense per gli uffici e le università gli impatti ambientali del servizio saranno affrontati anche attraverso la proposta di menù a maggior contenuto di proteine vegetali in luogo di quelle animali.
Per garantire efficaci verifiche sia documentali che in situ, i criteri sulle caratteristiche delle derrate alimentari saranno formulati non in base ad una percentuale rispetto al peso complessivo, come in precedenza, ma in base alle frequenze di somministrazione (ad esempio “a settimane alterne gli ortaggi somministrati dovranno essere biologici”).
Nel documento saranno in ogni caso riportate le percentuali, ma allo scopo di facilitare la comparazione tra i requisiti del CAM ed i requisiti previsti nel D. I. del 18 dicembre 2017 recante “Criteri e requisiti delle mense scolastiche biologiche” e per agevolare la quantificazione di una base d’asta appropriata. I CAM, per ridurre gli sprechi, per favorire la biodiversità e per facilitare l’accesso di prodotti biologici, promuoveranno l’inserimento nei menù di più tagli di carne, di più specie e varietà di ortaggi e di frutta, di nuove specie di prodotti ittici, oltre all’uso e al consumo di parti edibili degli ortaggi, che di solito vengono scartate (ad esempio il fogliame di rape o di cavoli). Inoltre, per ridurre gli impatti derivanti dalla logistica e sostenere i piccoli contadini e l’agricoltura locale, si potrebbe prevedere un criterio ambientale premiante “Km 0 e filiera corta”.
Il documento, infine, punterà a contrastare il “caporalato” promuovendo la “dovuta diligenza” relativa alla verifica del rispetto dei diritti umani e alle condizioni di lavoro dignitose lungo la catena di fornitura, con il coinvolgimento di società o personale specializzato su alcune delle referenze utilizzate durante il servizio, mirando a favorire l’uso di prodotti delle aziende iscritte nella Rete del lavoro agricolo di qualità.
Per gli articolati passaggi che stanno caratterizzando il percorso che va dai campi alla tavola, per la complessità organizzativa e gestionale di tali servizi specie laddove frutto di gare centralizzate, per le varie disposizioni normative che insistono su questo settore e per le indicazioni consuetudinariamente presenti nei capitolati d’appalto, questo documento sarà frutto di una complessa attività analitica e negoziale fra i soggetti interessati e rappresenterà un punto di incontro fra i contributi e gli indirizzi provenienti dai rappresentanti ed esperti delle diverse parti interessate coinvolte, incluse quelle istituzionali.
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Il GPP (Green Public Procurement) è definito dalla Commissione europea come “[…] l’approccio in base al quale le Amministrazioni Pubbliche integrano i criteri ambientali in tutte le fasi del processo di acquisto, incoraggiando la diffusione di tecnologie ambientali e lo sviluppo di prodotti validi sotto il profilo ambientale, attraverso la ricerca e la scelta dei risultati e delle soluzioni che hanno il minore impatto possibile sull’ambiente lungo l’intero ciclo di vita”.
Con il nuovo Codice appalti (D.lgs 50/2016), che conferma quanto previsto dalla L.221/2015, il GPP è diventato obbligatorio.
Fonte Ministero dell’Ambiente
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