Per gli eventi sostenibili la bioplastica è la soluzione? Da quando è entrata in vigore la direttiva europea sulla plastica monouso, che renderà obbligatoria la messa al bando di 15 prodotti di plastica a partire da luglio 2021, si è vista un’impennata nella domanda di manufatti in plastica biodegradabile. Ma sembra che scegliere un piatto in bioplastica non sia davvero la scelta più sostenibile. Utilitalia, la federazione che riunisce le aziende dei servizi pubblici nazionali, prova a far luce sul tema pubblicando un documento di posizionamento “La gestione e il recupero delle bioplastiche” di cui offriamo un breve resoconto.
Le bioplastiche sono presenti da molto tempo nel mercato nazionale. L’Italia ne rappresenta un’eccellenza a livello internazionale sia nell’ambito dell’economia circolare che in quello della bioeconomia. Le bioplastiche possono rappresentare infatti la valorizzazione di rifiuti come gli scarti dell’agroindustria.
All’aumentare del consumo di plastica biodegradabile, si è consolidata la normativa che connette questo materiale alla gestione della frazione organica urbana. Se fino ad oggi gli impianti di smaltimento non hanno avuto problemi a gestire le bioplastiche, la situazione potrebbe presto cambiare. Il cambiamento nella scelta di piatti e bicchieri verso i loro corrispettivi compostabili si scontra con le dinamiche di un sistema di raccolta e smaltimento che non è stato progettato per questo materiale.
La bioplastica è davvero LA soluzione per gli eventi sostenibili?
Le versioni compostabili di bicchieri, piatti e posate sono davvero le scelte più virtuose per organizzare eventi sostenibili? La direttiva europea SUP (Single Use Plastic) che metterà al bando manufatti di plastica monouso a partire da luglio 2021 non fa alcuna differenza tra plastica fossile e bioplastica. Questo perché il vero obiettivo della direttiva non è il materiale Plastica in sé, quanto i prodotti di consumo usa e getta.
La direttiva SUP prevede il divieto di tutti i prodotti di plastica oxodegradabile entro il 2021.
Utilitalia afferma che, oltre a non essere una scelta sostenibile nel tempo, la bioplastica, proprio perché non conosciuta approfonditamente, presenta alcuni rischi. L’aumento della domanda può portare all’entrata nel mercato di prodotti – principalmente provenienti dall’Asia – che non hanno le caratteristiche di qualità dei prodotti italiani. Pericolo maggiore può essere, con l’aumento delle proposte, la comparsa sugli scaffali di prodotti senza la dovuta certificazione.
Le modalità di raccolta dei rifiuti derivanti dai manufatti in bioplastica non sono ancora univoche a livello nazionale. Essendo più leggere del resto dell’organico, le bioplastiche occupano un volume molto più grande, con il conseguente aumento dei costi di raccolta e di smaltimento.
Il problema è la gestione del fine vita
Un ulteriore problema è che il materiale, anche se certificato secondo la norma UNI EN 13432:2002, non è automaticamente adatto a tutti gli impianti di smaltimento. Questo perché condizione e tempi previsti dalla norma non coincidono in modo univoco con quelli reali dei processi industriali. Gli impianti oggi esistenti infatti sono stati progettati per trattare determinate matrici (prevalentemente rifiuti biodegradabili di cucine e mense o di giardini e parchi).
Rispondere ai requisiti previsti dalla norma non significa che lo stesso materiale possa essere in ogni condizione e situazione avviato a trattamento con il rifiuto organico: ciò infatti è una condizione necessaria ma non sufficiente di compostabilità a livello industriale.
Per migliorare la gestione di rifiuti da bioplastiche, Utilitalia, caldeggia l’obbligo di una colorazione precisa per le bioplastiche per l’immissione nel mercato e l’ipotesi di un sistema di raccolta che ricicli questa frazione singolarmente.
È necessario quindi cercare di definire una strategia condivisa per una gestione efficiente del fine vita delle bioplastiche.
Diventa così importantissimo estendere la responsabilità del produttore (EPD) come si legge anche nella direttiva SUP.
Come riportato nell’intervista di Eco dalle Città a Marco Versari, Presidente di Assobioplastiche, è responsabilità di tutti gli attori del settore essere al passo con il cambiamento in atto. Marco Versari non nega “che sia necessario fare dell’adeguata comunicazione e adeguare l’uso di questi manufatti. Non è che questi siano buoni per tutti gli usi e lo siano da subito. Siamo in un momento di grande cambio di atteggiamento, di consumi e di manufatti che vengono utilizzati, non solo nel settore della plastica. Questi cambi radicali, se non accompagnati, possono creare delle difficoltà. Ne siamo assolutamente consci ed è per questo che da tempo chiediamo il consorzio Biorepack. Proprio perché sappiamo che dobbiamo occuparcene di più e meglio. Ma anche con le adeguate risorse”.
In definitiva, solo se l’evoluzione dell’industria delle bioplastiche riuscirà ad essere governata nell’ambito di una strategia condivisa fra tutti i soggetti della filiera, le plastiche biodegradabili potranno continuare ad essere una grande opportunità in termini di efficienza industriale e di sostenibilità ambientale anche per il mondo degli eventi.