La Commissione europea ha presentato un pacchetto di proposte (cosiddetto pacchetto “Omnibus”) con l’obiettivo di semplificare le norme europee, aumentare la competitività e favorire opportunità di investimento. All’interno di questo pacchetto vi sono proposte di modifica della Direttiva CSRD, relativa alla rendicontazione di sostenibilità delle imprese. Il pacchetto di proposte non è definitivo, ma sarà ora sottoposto al Parlamento e al Consiglio europeo per valutazione. Le modifiche alla CSRD entreranno eventualmente in vigore solo dopo che sarà stato raggiunto un accordo sulle proposte, e dopo la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’UE.
Il pacchetto “Omnibus” contiene:
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- Una proposta di direttiva che modifica la CSRD (Corporate sustainability reporting Directive) e la CSDDD (Corporate sustainability due diligence Directive);
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- Una proposta che posticipa l’applicazione di tutti gli obblighi di rendicontazione previsti dalla CSRD per le società che devono presentare la rendicontazione nel 2026 e nel 2027 e che posticipa di un anno, al 2028, la scadenza per il recepimento della CSDDD.
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- Una bozza di atto delegato che modifica le rendicontazioni sulla tassonomia e gli atti delegati sulla tassonomia climatica e ambientale, soggetto a consultazione pubblica.
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- Una proposta che modifica il regolamento CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism)
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- Una proposta che modifica il regolamento InvestEu.
Le principali modifiche relative alla CSRD che impattano direttamente le imprese e i loro obblighi di rendicontazione di sostenibilità sono:
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- Tutte le aziende con un massimo di 1.000 dipendenti e un fatturato di 50 milioni saranno escluse dall’ambito di applicazione della CSRD (il limite precedente era 250 dipendenti). Ciò comporta la rimozione di circa l’80% delle aziende dall’ambito di applicazione della CSRD. L’obbligo di rendicontazione si applicherebbe pertanto solo alle grandi imprese con più di 1.000 dipendenti (vale a dire imprese, quotate e non, che hanno più di 1.000 dipendenti e hanno o un fatturato superiore a 50 milioni di euro o un totale di bilancio superiore a 25 milioni di euro).
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- Rinvio di due anni dell’entrata in vigore degli obblighi di rendicontazione per le imprese di grandi dimensioni non quotate (obbligo precedente dal 2026 sull’esercizio 2025) e per le PMI quotate (obbligo precedente dal 2027 sull’esercizio 2026).
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- Per le aziende nell’ambito di applicazione la Commissione europea adotterà un atto delegato per rivedere e semplificare gli standard di rendicontazione della sostenibilità (ESRS) esistenti. L’obiettivo è ridurre sostanzialmente il numero di dati e informative richiesti e chiarire le disposizioni ritenute poco chiare.
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- Non saranno più previsti Standard settoriali specifici: vi sarà un unico standard europeo di reporting valido per tutti i settori.
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- Per le imprese non soggette agli obblighi di rendicontazione di sostenibilità, la Commissione adotterà, attraverso un atto delegato, uno standard proporzionato ad uso volontario, basato sull’attuale standard VSME sviluppato dall’EFRAG.
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- il “Value-chain cap” sarà esteso e rafforzato. Si applicherà direttamente all’impresa obbligata a presentare le informazioni di sostenibilità, invece di essere solo un limite applicato agli standard ESRS. Si applicherà a tutte le imprese con un massimo di 1.000 dipendenti, anziché solo alle PMI come avviene attualmente. Inoltre, il limite sarà definito dallo standard volontario che adotterà la Commissione con atto delegato (non più sullo standard LSME).
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- Modifica dei requisiti di revisione: la revisione legale delle informazioni di sostenibilità, che rimane in essere, sarà solo di tipo “limitato” e non sarà richiesta una “garanzia ragionevole”.
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- Le aziende nell’ambito di applicazione (oltre 1.000 dipendenti, ma con un fatturato inferiore a 450 milioni di euro) beneficeranno di una deroga rendendo volontaria la rendicontazione della tassonomia e introducendo l’opzione di rendicontazione sull’allineamento parziale della tassonomia.