Plastiche monouso, dal 3 luglio lo stop dall’UE: la Direttiva SUP vieta a tutti gli Stati Europei di immettere sul mercato prodotti in plastica monouso a partire dal prossimo 3 luglio. La Direttiva 2019/904/UE “sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente”, o Direttiva SUP (“Single Use Plastic”), è stata pubblicata il 12 giugno 2019.
Contesto
L’iniziativa è incentrata sul contributo europeo alla macroplastica nell’ambiente marino. Essa integra le altre politiche europee in materia di rifiuti marini, come le leggi quadro dell’UE in materia di rifiuti, acque reflue e ambiente marino […].
L’obiettivo principale dell’iniziativa consiste nel prevenire e ridurre i rifiuti di plastica prodotti da articoli monouso e attrezzi da pesca contenenti plastica, integrando le misure già previste nell’ambito della strategia dell’UE sulla plastica. Colmando le lacune individuate nella legislazione e nelle azioni esistenti e consolidando ulteriormente l’approccio sistemico dell’UE al problema. La Direttiva SUP, nello specifico, è incentrata sulla plastica monouso e sugli attrezzi da pesca contenenti plastica, che costituiscono la macro-plastica.
I monouso in plastica banditi da luglio 2021
Dal 3 luglio (termine ultimo per il recepimento della Direttiva europea) per i prodotti in plastica monouso elencati all’allegato B della Direttiva SUP sarà vietata l’immissione sul mercato:
- Bastoncini cotonati, tranne i tamponi per uso medico
- Posate (forchette, coltelli, cucchiai, bacchette)
- Piatti
- Cannucce, tranne quelle per uso medico
- Mescolatori per bevande
- Aste da attaccare a sostegno dei palloncini.
La Direttiva SUP include anche i monouso biodegradabili?
La Direttiva, ad oggi, non esclude dal suo campo di applicazione i prodotti in plastica monouso biodegradabili e compostabili.
Le principali plastiche “bio-based” comunemente utilizzate per la realizzazione di articoli in plastica monouso biodegradabili e compostabili (es. PLA, Mater-Bi) sono polimeri naturali modificati chimicamente derivanti dalla trasformazione degli zuccheri presenti nel mais, barbabietola, canna da zucchero e altri materiali naturali. L’intenzione del legislatore europeo di includere le bioplastiche e le plastiche biodegradabili e compostabili nel perimetro di applicazione della Direttiva, è esplicitata al punto 11 del regolamento (CE) n. 1907/2006, nel quale si legge: “La definizione adattata di plastica dovrebbe pertanto coprire gli articoli in gomma a base polimerica e la plastica a base organica e biodegradabile, a prescindere dal fatto che siano derivati da biomassa o destinati a biodegradarsi nel tempo.” (Fonte: Dalla riduzione del monouso in plastica alla riduzione del monouso: indicazioni per il recepimento della direttiva SUP in Italia. Greenpeace Italia, aprile 2021 – link).
Le plastiche biodegradabili sono manufatti realizzati con materiali in grado di essere degradati in sostanze più semplici
mediante l’attività enzimatica, in genere per azione di batteri, funghi o di altri microorganismi. A livello nazionale, la biodegradabilità è riconosciuta attraverso la EN 13432, standard di riferimento che definisce i requisiti di compostabilità in impianti di compostaggio industriali.
“L’Europa ha dato una definizione di plastica stranissima, solo quella riciclabile – ha spiegato il ministro all’Ansa – Tutte le altre, anche se sono biodegradabili o sono additivate di qualcosa, non vanno bene”.
A poche settimane dall’entrata in vigore, sono pervenute a Bruxelles diverse pressioni dagli Stati membri. Pertanto, l’UE ha deciso di rivedere la definizione di plastica riportata nella Direttiva, introducendo uno spiraglio per le plastiche biodegradabile. Attualmente i correttivi alla Direttiva sono ancora al vaglio dell’UE.
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