Con uno studio LCA (Life Cycle Assessment) per i servizi di pulizia professionali il 10 dicembre 2020 si è laureata presso il polo universitario di Ravenna Beatrice Bandera, nell’ambito del corso di Laurea Magistrale in Analisi e Gestione dell’Ambiente. Dopo aver svolto un tirocinio presso Punto 3, Beatrice ha presentato il suo elaborato “Implementazione di processi funzionali ad uno studio LCA applicato ad un servizio di pulizia in ottica di etichettatura ecologica”, correlatore l’ing. Michele Braglia di Punto 3.
Studio LCA per i servizi di pulizia professionali
Il percorso di tesi si è svolto con l’obiettivo di valutare le prestazioni ambientali dei servizi di pulizia professionali tramite LCA (in italiano: Valutazione del Ciclo di Vita). In una prima fase, si è sviluppato un modello di analisi per la valutazione degli impatti ambientali. Successivamente, il modello è stato implementato all’interno il software GaBi. Tale software, di cui Punto 3 si avvale per gli studi LCA, è uno strumento affidabile e riconosciuto a livello globale grazie alla sua efficiente banca dati.
Cosa è uno studio LCA
La metodologia LCA è in grado di considerare l’intero ciclo di vita di un servizio o prodotto a partire dal rispettivo consumo di risorse e dalle emissioni. Nella sua concezione tradizionale, considera l’intero ciclo di vita del sistema oggetto di analisi a partire dall’acquisizione delle materie prime sino alla gestione al termine della vita utile includendo le fasi di fabbricazione, distribuzione e utilizzo (approccio definito “dalla culla alla tomba”). Spesso è utilizzata come strumento di supporto alle decisioni per fornire un contributo effettivo ed efficace verso una maggiore sostenibilità di beni e servizi. (fonte Wikipedia)
Il caso studio: confronto tra protocolli di pulizia in chiave Ecolabel
Il modello LCA sviluppato nella prima fase è stato adottato per la valutazione degli impatti derivanti da tre protocolli di pulizia professionale. Infatti, è stato preso in esame il servizio di pulizia erogato da una cooperativa specializzata operante presso il Politecnico di Torino.
I tre protocolli oggetto dello studio sono denominati: Business As Usual – BAU, Ecolabel Base e Ecolabel Top. Si tratta di un percorso migliorativo, attraverso tre protocolli sempre più premianti in base ai requisiti di etichettatura Ecolabel. I protocolli, infatti, comportano l’impiego di forniture differenti, perciò ne consegue che il modello debba essere flessibile e adattabile. Lo scopo è quello di mettere in evidenza le differenze d’impatto tra i tre protocolli, frutto di differenti forniture adottate. I dati utilizzati per la valutazione sono stati campionati presso il sito in cui è svolto il servizio o derivano da letteratura di settore e banche dati apposite.
Le caratteristiche del modello LCA e i risultati emersi
La struttura del modello è basata sulle linee guida del documento di riferimento per l’LCA del settore del cleaning professionale, la PCR (Product Category Rules) 2011:03, versione 2.1. Tale riferimento metodologico prevede la distinzione del servizio in tre fasi: upstream, core e downstream process. La prima riguarda i processi produttivi degli articoli per la pulizia impiegati e i trasporti verso il cantiere. La seconda si concentra sull’erogazione del servizio, con conseguente consumo di risorse e prodotti per le pulizie. Infine, la terza riguarda il fine vita dei prodotti impiegati.
A causa dell’attuale situazione sanitaria, è stato possibile calcolare solo i risultati per il protocollo BAU. I dati ottenuti trovano comunque riscontro nelle EPD (Environmental Product Declaration) di settore. I risultati mostrano che la fase maggiormente impattante coincide con l’erogazione del servizio. Una ragione risiede nel fatto che a l’uso elevato di alcuni prodotti detergenti, il consumo di acqua e di energia hanno notevoli impatti sull’ambiente. Di minore impatto invece, la produzione degli articoli di pulizia. Alle operazioni di fine vita sono associati i minori contributi.
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